Pietro Romano, che scrive il testo avvalendosi della preziosa collaborazione di G. Quinto, col quale suggella ormai un apprezzatissimo binomio artistico, interpreta il lavoro - che merita d’essere inteso come one man show per eccellenza - curando l’esibizione a tutto tondo, dal percorso che narra la sua carriera, forte della scuola dei più grandi maestri, al canoro, fruendo dell’impeccabile corolla di Musicisti e Corpo di Ballo e dismettendo maschere e costumi dei personaggi, per indossare i propri, come a voler ripoggiare i passi sulle proprie orme, dalla Commedia Musicale, alla Lirica, al Teatro (Classico e Dialettale Romanesco): le origini in una famiglia di artisti segnano indubbiamente l’espressione di un talento indiscusso che si manifesta persino narrando aneddoti e chicche esplicative di un’intera vita di scena.
Roma, anche questa volta, fa da illustre comprimaria: Roma nel nome e nei natali…
Protagonista effettiva della pièce è la poliedricità del talento di Romano, in un meraviglioso caleidoscopio dal gusto vagamente rétro, ad omaggiare uno stile perfetto e raffinato, perché gli si conceda, com’è giusto che sia, l’immortalità.
Presenti in scena gli Allievi dell’Accademia Internazionale del Musical. Musica dal vivo.
Il tutto con la supervisione artistica dalla più autorevole delle firme: Gino Landi.
Foto di Adriano Di Benedetto, Roberto Passeri e Paolo Stucchi
© Pietro Romano